Torniamo indietro negli anni: era il 5 febbraio del 1783. Verso mezzogiorno, una violenta scossa di terremoto con epicentro nei presso di Oppidio Mamertina con magnitudo 6.9, si rivelerà la più grande catastrofe che colpirà l’Italia meridionale nel XVIII secolo.
La Sicilia e Reggio Calabria verranno colpite da violenti maremoti nei quali verranno registrati più di 40.000 morti. I danni del sisma furono immensi: tra i luoghi più colpiti vi fu la città di Palmi, che venne completamente rasa al suolo e, con essa, oltre 180 centri abitati verranno distrutti totalmente o quasi totalmente.
Una catastrofe senza precedenti che spinse il governo borbonico a ricostruire intere città (come Reggio Calabria, Messina, Mileto, Palmi) secondo nuove regole e piani urbanistici che in quel epoca, furono visti come uno dei primi tentativi europei di introduzione di una normativa antisismica finalizzata alla riduzione del rischio sismico.
La città costiera, Cefalù, rimase indenne da questo enorme cataclisma sotto l’invocazione del popolo al Santissimo Salvatore. Una data importantissima per la città normanna che, in seguito, sposterà i festeggiamenti del S.S. SALVATORE nel mese di agosto (sia per la stagione estiva più propizia sia per farla coincidere con la vigilia della Solennità della Trasfigurazione dei Cristo).